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Cambiare un piccolo qualcosa.

Naturalmente il cambiamento parte dall’interno.
Dall’interno delle situazioni per cambiare le situazioni.
Dall’interno di me stesso per il cambiamento personale.
Poi ci vogliono le azioni concrete, mirate al cambiamento.
Azioni che a volte duri fatica a fare e che spesso
possono sembrare inizialmente controproducenti.
Poi la coerenza invece viene premiata, gli sforzi vengono recepiti anche all’esterno
ed è così che inizia cambiare, anche soltanto, un piccolo qualcosa…
ma si sa.. Tanti pochi fanno assai.
Ho sempre messo in primo piano l’impegno dall’interno delle cose che affrontavo
così per la musica, così per le amicizie, così adesso per il quartiere.
Ho sempre pensato che l’impegno personale, al di là di indicare/additare all’esterno
le cose che non mi vanno, sia la cosa più ripagante e concreta che si possa fare.
Ho imparato anche che se voglio cambiare le cose,
le devo cambiare li, proprio dove sono in quel momento.
Senza aspettarmi un aiuto, ma alzandomi da solo,
e tenendo sempre presente in mente
che le rivoluzioni umane si fanno partendo da se stessi.
Il mio impegno è impegnarmi in quello che faccio
e resistere alle intemperie ogni volta che le affronto.
Augh.

Ogni volta che rinasco.

Risuonano spesso le parole dei libri letti negli anni, per fortuna.
L’impegno messo nelle cose quotidiane per cambiare se stessi in tutte le forme
viene ricambiato da soddisfazioni che vanno oltre le cose fatte.
E se l’impegno nasce dalla voglia del prossimo e della coesione tra persone differenti ancora meglio.
Non parlo mai di me in prima persona, cerco sempre di esprimere concetti a cui sono arrivato
e spesso dopo avere sbagliato in maniere enorme ed essere per quello morto di dolore e sofferenza.
Si perché secondo il buddismo, per esempio, due delle quattro sofferenze della vita sono proprio, nascita e morte.
Ma non sono intese solo come nascita fisica e morte fisica,
ma sono intense come tutte quelle volte che una parte di te, vecchia, muore per fare spazio ad una parte di te nuova,
rivitalizzata, cresciuta, cambiata.
Non ci rendiamo conto di quante volte la nostra vita ci chieda di morire per rinascere migliori dopo qualche tempo di agonia o di mal di vivere.
E’ inutile nascondersi dietro a un dito, o provare a scappare, la vita ti rincorre e corre più veloce di te.
Ogni volta che rinasco è una gioia, ogni volta che rinasco vivo meglio.
L’ultima volta sono diventato finalmente adulto e un’individuo sicuro di esserlo.
Essere un individuo adulto significa prendere una posizione netta, non di contrasto, ma decisa.
Mentre essere parte di un gruppo dovrebbe essere la manifestazione della propria individualità attraverso gli altri
ma soprattutto far emergere gli altri senza predominare su nessuno.
Nella coesione e nella collaborazione sana delle cose infatti non dovrebbe esistere il capo,
ma al limite il leader che è quello che, nell’ascoltare tutti, non urlando e sbraitando spinge per primo il carro senza chiedere aiuto.
Io non sono forse un leader di chissà cosa e di chissà chi. Figuriamoci.
Però ho imparato a spingere da solo il mio carro finalmente e solo per vivere meglio.
Ed ho anche una gran certezza, che ormai io non sarò mai più solo in vita mia.
Augh.