
Settimana del fiorentino





L’attrice Fiorentina Gaia Nanni è stata duramente contestata per aver raccontato la propria esperienza di percorso non facile effettuato a Firenze per abortire.
Il punto è che per negare un diritto non importa cancellarlo, a volte basta renderlo di difficile applicazione, e sul diritto di libera scelta sull’aborto non possono esserci difficoltà di applicazioni, la scelta è e deve rimanere personale.
Difendo Gaia Nanni e quello che ha scritto. Difendo lei e tutte le donne che grazie al suo racconto hanno raccontato.
Difendo la sua idea di libera scelta che è anche la mia, perche ognuno deve avere la possibilità di scegliere e lo Stato deve garantire questa scelta.
Difendo anche una scelta difficile come quella, perché solo chi ha un cuore pesante di rabbia e odio può pensare che una donna faccia una scelta così difficile a cuor leggero.
Ah dimenticavo, a voi che offendete invece non vi difendo.
No, a voi non vi difendo.
Stamani è stato intitolato un giardino a Norma Cossetto vittima delle foibe.
Come Presidente della Commissione Toponomastica ho eredito questa intitolazione che necessita di essere contestualizzata nella storia.
Norma Cossetto nasce a Visinada in Croazia nel 1920.
Proprio nel 1920 viene firmato il trattato di Rapallo che assegna l’Istria all’Italia a seguito della vittoria italiana nella prima guerra mondiale.
Con l’avvento del fascismo nel ’22 inizia la politica di italianizzazione della regione:
Viene sostenuta la pulizia etnica attraverso la sostituzione delle popolazioni con coloni italiani.
In questo contesto è ben presente Giuseppe Cossetto, padre di Norma Cossetto.
Cossetto è un dirigente fascista, è stato Commissario Governativo delle Casse Rurali e con questo ruolo espropria terre a centinaia di contadini, diventando poi Ufficiale delle Camice Nere.
A rafforzare il nazionalismo anti-italiano è ancora il fascismo che dal ’41 inizia ad annettere territori di Croazia e Slovenia con una serie di crimini di guerra, rapine, uccisioni, ricorrendo ad ogni mezzo per snazionalizzare e occupando le terre, provocando inevitabilmente l’ostilità delle popolazioni.
Con l’8 settembre arriva la caduta del fascismo, Norma ha 21 anni, sta studiando, vuole laurearsi.
E’ in quel momento che le popolazioni slave, che avevano subito soprusi fino a quel momento, iniziano una forte repressione vendicativa sugli italiani dell’Istria infliggendo gravi violenze.
Così il popolo slavo, mentre i Nazisti con l’operazione Nubifragio rastrellano l’Istria incendiando e uccidendo circa 2500 persone molti dei quali civili, continuano le loro azioni vendicative.
Norma viene arrestata e durante il suo arresto non riuscendo a rinnegare le proprie idee fasciste, subirà tremende violenze e torture e la notte tra il 4 e 5 ottobre, insieme ad altri prigionieri, viene condotta a villa Surani e gettata in una foiba.
I nazisti riconquistato il territorio recuperano anche i corpi in fondo alle foibe, tra cui quello di Norma e per ritorsione costringono 17 uomini presi a caso a vegliare il suo corpo ormai in stato di decomposizione per tutta la notte.
Tre di loro impazziscono, la mattina all’alba i nazisti li fucilano e li gettano, a loro volta, nella foiba in cui era Norma.
Questa è una parte, molto complicata, della storia di quel momento e la storia di Norma.
Una storia di vendette, violenza, odio. Chi ha ragione? nessuno
Ma è fuori discussione che Norma muore perché figlia di un fascista, perché cresciuta in un ambiente e con un educazione fascista che non riesce a rinnegare.
Norma muore per la spirale di odio generata dal perpetuarsi di anni di soprusi e violenze che i popoli dell’Istria hanno dovuto subire per decenni, è stata uccisa dall’odio creato dalle divisioni, dal fanatismo, dalle discriminazioni, è morta per colpa del totalitarismo e della repressione.
Inutile nascondersi dietro alle ideologie. Questa è la verità.
E quando si vogliono paragonare i colpevoli agli innocenti, le vittime ai carnefici, paragonare chi aveva pensieri marci come la pulizia etnica o la purezza della razza con chi ha reagito anche con violenza a tutto questo, si offende la memoria di tutti quelli che come Norma hanno perso la vita per la colpa di essere nati e cresciuti in un paese impregnato di odio.
Chiudo con le parole del mio amico partigiano Pillo “Noi si combatteva per la vita non per la morte. Loro erano quelli della morte, noi eravamo quelli della vita, per tutti.”
Norma Cossetto è così un monito per tutti, di quanto la discriminazione e la violenza porti solo odio e vendetta, che non è altro che morte e distruzione.
Poi c’è la storia di Tito, e della Giornata del Ricordo, che inizia con la fine della guerra.
Ma questa, come si dice in alcuni film, è un altra storia.
L’alluvione di Firenze è stato un evento che ha segnato la nostra città per sempre. Ma non solo.
E’ stato anche un evento che ha fatto manifestare lo spirito della città e quello che la città riesce a ispirare agli altri.
Sia a chi l’ha vissuta per un breve periodo, sia a chi la vive da esterno.
Firenze ispira, l’ho sempre pensato.
Poi c’è la Fiorentinità di cui fa parte quella passione e determinazione che i fiorentini hanno manifestato più volte nella loro storia.
E’ successo durante l’assedio del 1529, oppure durante la liberazione nel ’44 ma anche in ultimo durante la prima l’emergenza di questo virus, quando tanti fiorentini si sono messi al servizio dei più fragili.
E penso che succederà ancora, quando e se ce ne sarà bisogno, perché Firenze si ritrova sempre unita quando la situazione è seria.
Non a caso a Firenze nasce nel 1200 il primo servizio al mondo di volontariato per chi soffre, la Misericordia di Piazza del Duomo che si chiamava Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze.
Insomma noi Fiorentini, nonostante il nostro caratteraccio un po’ burbero e di moRto polemico, quando c’è da dare una mano siamo sempre in prima linea, per noi e per gli altri.
Fu forse anche per questo che durante quei giorni terribili dell’alluvione del ’66 centinaia di persone accorsero da tutto il mondo per aiutare una città e un popolo in ginocchio.
E vennero da tutto il mondo unendosi con quelli che già erano qua per studio o vacanza e che vennero poi soprannominati “Angeli del fango”.
Un nome che mette in contrasto l’idea del classico angelo candido e pulito con lo sporco e il colore del fango.
Molti di loro stettero giorni con i soliti vestiti pieni di quella melma fangosa che puzzava di gasolio e merda.
Si perché anche i tombini e le fogne saltano durante un alluvione e il puzzo che ne viene fuori lo potete immaginare.
E’ bello oggi pensare che quelle persone venute a sporcarsi e a durare fatica per Firenze lo fecero per rendere un po’ del bene che Firenze aveva regalato al mondo intero.
Chissà.
Ma sicuramente quei giorni, per la nostra città e anche per loro che poi tornarono nelle loro nazioni città, rimangono un simbolo indelebile di unità e solidarietà che non dobbiamo dimenticare mai.
Covid19 c’è da chiarire un po’ e questo è un post lungo per chi ha voglia.
Non sono un virologo, non sono un matematico, ma leggo decine tra report scientifici e matematici e lavoro su questo per provare a dare risposte serie a cittadini che me lo chiedono ogni giorno.
Evitare le chiusure generalizzate era la priorità e mantenere posti di lavoro una necessità.
Dobbiamo imparare a convivere con questo Covid19 cercando di mantenere il più possibile aperto quello che è possibile per trovare l’equilibrio massimo tra questione economica, sociale e sanitaria.
Primo su tutto la scuola che forma i ragazzi di domani ma che permette di andare a lavoro ai loro genitori.
Ma anche, con regole ferree (contingentamento, distanziamenti, ecc ecc) tutto il resto: teatri, cinema, ristoranti, palestre, bar ecc ecc
Abbiamo capito che è difficile trovare una soluzione a questo dannato virus, altrimenti almeno altri paesi sarebbero riusciti a contrastare l’epidemia.
Abbiamo capito cosa ci aiuta e cosa no e con la situazione di Marzo, cosa può essere altamente dannoso per tutti e cosa un po’ meno;
I positivi non sono malati e si dividono in “categorie” tra asintomatici, sintomatici gravi e lievi, più contagianti e meno contagianti. Bene.
Il Covid19 però è lo stesso, non cambia, ma cambia la persona che lo prende.
Certo è che se ci trova in buona forma fisica, senza patologie, rientriamo quasi sicuramente nel 55% degli asintomatici. Se invece abbiamo un fisico debilitato come possono avere gli anziani o giovani ma con patologie precedenti, diventa un problema
(il 5% dei ricoveri)
Naturalmente più alto è il numero dei positivi più si alza il numero di tutte le “categorie”.
Ed è qui che entrano in gioco i numeri dei posti letto (e non solo delle terapie intensive).
La situazione di Marzo è stata totalmente diversa rispetto ad oggi e ci ha trovato impreparati su più fronti; Mascherine, cure, posti in terapia intensiva, tamponi, tracciamenti, luoghi di quarantena. Oggi non è così.
Ma per fare un piccolo confronto, guardando i dati, vediamo che il 12 Marzo (dopo 7 giorni di chiusura) i ricoverati in terapia intensiva da covid19 erano 1100 (59 in Toscana) e i ricoveri in Ospedale 6600 (100 in Toscana) con un picco di oltre 4000 terapie il 3 Aprile e di 29.000 ricoverati il 4 Aprile.
Ieri 24 Ottobre, con le precauzioni prese in distanziamenti, mascherine, tracciamenti e ricerca dei positivi, quindi senza chiusura totale ma con oltre 170 mila tamponi, i numeri sono: 1100 in terapia intensiva (87 in Toscana) e oltre 11.000 in reparto (640 in Toscana), 200mila in isolamento.
Nessun allarmismo, questi sono i dati.
(fonti che ho ripreso: Governo: http://opendatadpc.maps.arcgis.com/…/opsd…/index.html… ISS: https://www.epicentro.iss.it/…/Bollettino-sorveglianza… Pillole di ottimismo: https://public.flourish.studio/story/435616/…)
Paghiamo il fatto che non tutti hanno rispettato le regole? Che gli autobus con chi va a lavorare/scuola a giro sono pieni? Le vacanze? Le scuole? La riapertura generale in estate? Boh.. forse tutto. Ma questo è il dato di oggi, stop.
E non crediate che i nostri infermieri e medici abbiano voglia di diventare di nuovo eroi della nuova ondata da Covid19!
Altri numeri dalle stesse fonti:
In Italia abbiamo circa 6500 posti in terapia intensiva, “aaahh mi dice mio cuggino che ci sono posti liberi” e meno male!
Infatti ci pre-occupiamo delle cose prima e non quando: “mio cuggino dice che non c’è più posto”
Quindi è oggi che dobbiamo prendere precauzioni, sopratutto quelle utili che ormai conosciamo!
Il 15 ottobre erano 586 in rianimazione, il 24 ottobre 1100, quindi in 8 gg sono raddoppiati, questo vuol dire che se raddoppiano con questa velocità in 24 gg avranno superato il numero massimo dei posti disponibili in rianimazione.
Lo stesso vale per gli altri posti letto in ospedale, se ogni ospedale sarà concentrato nelle prossime settimane a curare sopratutto i sintomatici da ricovero Covid19 (la % che abbiamo detto) saranno purtroppo meno pronti su altre emergenze anche banali come: Incidenti stradali, domestici, sul lavoro… un infarto ecc ecc.
Non solo; chi è oggi in attesa di fare analisi, operazioni più o meno importanti o altro viene verrà rimandato a tempo indeterminato con i disagi che questo comporta (come successo tra Marzo e Aprile)
Tutto qua.
Più si alza il contagio più si alza il rischio per tutti e si riduce lo spazio di cure per tutti.
Allora arrivano le restrizioni, cioè la prevenzione che dovrebbe in qualche maniera attenuare un po’ tutto questo.
E qui subentra il fattore socio-economico, che non è in contrapposizione ma va di pari passo con quello sanitario.
Perchè se la malattia avanzerà l’economia si fermerà comunque come abbiamo già visto in questa fase.
Abbiamo tutti subìto la chiusura, psicologicamente, economicamente e per tanti è stato un vero e proprio calvario e lo è ancora.
Quindi scongiurare una nuova chiusura totale era, e rimane, la priorità e questo per cercare di mantenere il più possibile l’equilibrio tra tessuto socio economico e sanitario come dicevo all’inizio.
Adesso possiamo continuare a cercare dove e chi ha sbagliato oppure correre ai ripari, ma credo davvero che per chiunque fosse stato al governo sarebbe stato difficile trovare soluzioni che andavano bene a tutti.
Non ti vuoi mettere la mascherina per strada e quindi non ce l’hai quando incontri qualcuno? Sei complice della situazione socio economico già difficile.
Continui a fare feste e compleanni con gente che non vive con te?
“Perché io son ganzo a me non mi prende e me ne frego?” Sei complice dell’emergenza sanitaria ed economica. Inutile girarci intorno.
Ci vuole senso di responsabilità per se e per gli altri.
Questa la situazione.
Poi.
Penso che dovrebbe essere fuori discussione che prima di prendere misure ancora più drastiche, come sembra che arriveranno oggi, mi aspetterei dal governo chiarezza su come affronteremo il fattore economico e psicologico e sanitario nell’immediato futuro.
Sopratutto per tutte quelle persone che sono già in seria difficoltà!
Perchè se è vero che a marzo non eravamo pronti, oggi, avevamo il tempo e la foto della situazione degli altri stati intorno a noi e di quello che sarebbe accaduto e farsi trovare ancora impreparati è un po’ una sconfitta.
Certo, in una situazione eccezionale, dove nessuno in Europa o nel mondo trova soluzioni al Covid19 se non quelle che ha preso il governo ieri, non può essere tutto perfetto e nessuno lo chiede.
Ma sicuramente da un buon dottore, quale dovrebbe essere il governo nei confronti della propria cittadinanza ci si aspetta:
Oggi abbiamo più che mai necessità di risposte serie e certe su questo.
Sopratutto per chi è già in seria difficoltà e con questa nuova ondata di covid si ritroverà davvero in quelle fasce più deboli e fragili da dove sarà veramente difficile risalire senza il supporto dello Stato.
“Ai giovani vanno date alternative sane ma giovani. Ma l’alternativa ad un tavolino al bar, non può essere un altro tavolino in un locale.”
E’ appena passato il primo weekend di Santo Spirito a numero chiuso.
Sono stato in Piazza tutte e due le sere a vedere e capire quello che sarebbe successo.
Il numero delle persone all’interno non è mai arrivato a 1000 e nel momento di picco della serata si è raggiunto il numero massimo di 600 persone.
Le persone vengono contate tramite un app sui telefoni degli addetti che sono all’ingresso dei varchi.
La Piazza era vuota e sinceramente si respirava un’aria surreale per un weekend qualunque di inizio Ottobre .
“Questa è una piazza da sempre sinonimo di socialità e aggregazione, purtroppo con la pandemia molte alternative al divertimento sono venute meno e così qua si è innalzato notevolmente il numero di avventori.
Questo in Estate ha creato difficoltà nell’equilibrio tra diritto al divertimento, diritto al sonno e tutela delle attività economiche della Piazza.
Con il risalire dei contagi però è stato inevitabile dover prendere delle precauzioni in fatto di assembramenti e la gestione dei flussi di ingresso ha sicuramente ridotto il rischio affollamento e messo in sicurezza la tutela della salute pubblica”
Questo è all’incirca quello che ho detto alla trasmissione “L’aria che tira” di La7 presente in Piazza Sabato sera (andrà in onda stamani dalle 11)
Ma il dibattito su Piazza Santo Spirito parte da lontano e deve avere più piani di discussione secondo me.
Adesso la priorità è sicuramente l’emergenza covid e visti i dati in crescita non possiamo rimandare.
Una misura come questa aiuta a non dover arrivare a chiusure più drastiche che porterebbero ad una crisi ancora più profonda nel settore economico della città.
Santo spirito è stata per tutta l’estate il luogo di assembramento per eccellenza e da qui la scelta di intervenire proprio lì.
Poi arriva il tema della gestione del “maldivertimento” e la tutela degli spazi pubblici (di Movida ne parlo qui)
In futuro ci sarà bisogno di spazi alternativi e idee per vivere al meglio gli spazi pubblici come Santo Spirito e credo vada fatto con cultura e buon senso.
Non possiamo pensare di far vivere perennemente una piazza come quella vista negli ultimi due giorni, ma naturalmente neanche assediata come l’abbiamo vista nelle ultime settimane.
Allora il punto centrale è qui.
Il futuro del divertimento post covid diventa centrale.
E poi c’è il piano socio-economico: non tutti si possono permettere di stare seduti ad un tavolino di un locale a spendere per stare in compagnia, questo crea diversità sociali importanti tra i giovani.
Credo manchino luoghi di aggregazione e socialità in cui ogni giovane si può sentire accolto anche senza avere chissà che cosa in tasca.
Ripenso alla cascine con l’Anfiteatro dei concerti gratuiti, alle discoteche presenti che accoglievano migliaia di ragazzi ogni fine settimana che in qualche maniera avevi sempre chi ti metteva in lista ridotta o gratis.
Ripenso ai Circoli Arci, luoghi dove ti sentivi accolto anche senza consumare con serate intere passate con una birra e tre partite al calcino in compagnia.
E questo non è romanticismo o nostalgia, ma è ricordare quello che funzionava e che dava ai nostri giovani il senso di sentirsi accolti e parte di qualcosa.
Oggi dobbiamo cercare di vivere al meglio la situazione per quello che è ma pensiamo già a domani che arriva prima di quanto si pensi.