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Ogni volta che rinasco.

Risuonano spesso le parole dei libri letti negli anni, per fortuna.
L’impegno messo nelle cose quotidiane per cambiare se stessi in tutte le forme
viene ricambiato da soddisfazioni che vanno oltre le cose fatte.
E se l’impegno nasce dalla voglia del prossimo e della coesione tra persone differenti ancora meglio.
Non parlo mai di me in prima persona, cerco sempre di esprimere concetti a cui sono arrivato
e spesso dopo avere sbagliato in maniere enorme ed essere per quello morto di dolore e sofferenza.
Si perché secondo il buddismo, per esempio, due delle quattro sofferenze della vita sono proprio, nascita e morte.
Ma non sono intese solo come nascita fisica e morte fisica,
ma sono intense come tutte quelle volte che una parte di te, vecchia, muore per fare spazio ad una parte di te nuova,
rivitalizzata, cresciuta, cambiata.
Non ci rendiamo conto di quante volte la nostra vita ci chieda di morire per rinascere migliori dopo qualche tempo di agonia o di mal di vivere.
E’ inutile nascondersi dietro a un dito, o provare a scappare, la vita ti rincorre e corre più veloce di te.
Ogni volta che rinasco è una gioia, ogni volta che rinasco vivo meglio.
L’ultima volta sono diventato finalmente adulto e un’individuo sicuro di esserlo.
Essere un individuo adulto significa prendere una posizione netta, non di contrasto, ma decisa.
Mentre essere parte di un gruppo dovrebbe essere la manifestazione della propria individualità attraverso gli altri
ma soprattutto far emergere gli altri senza predominare su nessuno.
Nella coesione e nella collaborazione sana delle cose infatti non dovrebbe esistere il capo,
ma al limite il leader che è quello che, nell’ascoltare tutti, non urlando e sbraitando spinge per primo il carro senza chiedere aiuto.
Io non sono forse un leader di chissà cosa e di chissà chi. Figuriamoci.
Però ho imparato a spingere da solo il mio carro finalmente e solo per vivere meglio.
Ed ho anche una gran certezza, che ormai io non sarò mai più solo in vita mia.
Augh.